La Banca Mondiale e la catastrofe pandemica



Caro David Robert Malpass, presidente della Banca Mondiale, sono Felice che ti scrive una piccola lettera di interrogazione che spero non si perda sulla tua scrivania fra gli smalloppi di banconote che devi contare dalla mattina alla sera. E m’immagino che di questi tempi ci avrai pure la seccatura di dover spruzzare i dollari con l’Amuchino americano.
Io, per fortuna, non ci ho i tuoi problemi e, al massimo, posso contare le monetine del Porcello-salvadanaio che mi ha regalato la mia fidanzata a Natale. Il bello è che, quando lo tocchi sul muso, il Porcello ti spara una musichetta così stonata che fulmina sul colpo anche il microbo più canaglia. Comunque, caro Malpass, quando il Porcello sarà pieno, investirò il mio sgruzzolo per comprare la bici di Casimiro che la vende in offerta speciale con i copertoni nuovi e senza manubrio. Ma il manubrio lo trovo da Fifì il biciclettaro, che me lo ha promesso in cambio dei copertoni. Poi per i copertoni si vedrà. So già che questo non è proprio quello che voi chiamate un buon affare. Ma ognuno ci ha l’economia che riesce a inventarsi e non è che io per una bicicletta debbo farmi venire l’infarto! Al limite, la terrò sotto il letto e poi con la mia fidanzata, sotto le coperte, ci sogneremo i viaggi che faremo quando, in qualche modo, avremo i copertoni.

Ad ogni modo, caro Malpass, oggi ci ho per te una interrogazione delicata e assai scientifica. 
Devi sapere che da qualche mese, la mattina, porto i giornali al professor Sgomegno, che è stato una specie di scienziato bancario, quasi tuo collega. Oggi ci ha più di novantanni, tre banche fallite e due infarti alle spalle. Purnondimeno, sta impalato nella sua vestaglia, sorridente come uno sgombro surgelato che ha visto dal vivo Capitan Findus. Dice che  preferisce restarsene a casa da quando gira questo Cornavirus e che lui creperà sano come un pesce! Quando gli porto i giornali mi chiede di leggergli i titoli, poi mi fa il caffè e mi spiega le cose della finanza con tutte le virgole e i trabocchetti che ci stanno sopra e sotto. Io lo ascolto allibito: mi parla di tassi, cambi, obbligazioni, bond, sprizz e sub che nuotano nel maremagnum della finanza e di quelli che ci affogano.
Quindi, mio caro David bancario mondiale, ti pongo la questione che mi ha molto incuriosito.
Il professor Sgomegno mi ha spiegato che la tua Banca, per amore umanitario, nel 2017 ha emesso i Catastrofe bonds. Onestamente sembra il titolo di un film di 007, ma in realtà si tratta di speciali azioni che scommettono su una possibile catastrofe sanitaria. Inzomma che scommettono sulla disgrazia. La tua Banca, come saprai, ne ha venduto per 425 milioni di dollari. Che bello, ho penzato, con questa strepitosa vendita hanno assicurato l’umanità per le malattie pestilenziali che ti fottono a sorpresa! Poi ho capito meglio e ho provato il brivido dello scolaro siberiano! 
Vengo e mi spiego. Dunque, chi li ha comprati, se non succede nessuna catastrofe, a luglio di quest’anno ci guadagnerà interessi che vanno dal 6,9% all’11,5% che, come mi ha spiegato Sgomegno, sono interessi stellari. E va bene, mi dico, però se invece la catastrofe si appalesa i soldi andranno ad aiutare quei paesi che hanno avuto più morti e ammalati! E oggi sarebbe un bell’aiutino per questo pandemonio pandemico del Cornavirus! Sciagurosamente, il punto è che in questi bonds ci sono tanti codicilli che non si sa se questi dollari arriveranno mai a chi ne ha bisogno o agli scienziati per fabbricare un vaccinamento gratuito. Pare che, per sbloccare sti piccioli, servano almeno 2500 morti nel paese al centro del pandemonio e qualche altro in giro per il mondo. E fin qui ci siamo, ahimè! I morti ci stanno tutti, purtroppo! Purtuttavia, mi spiega Sgomegno, se l’Organizzazione Mondiale della Sanità non dichiara che si tratta davvero di pandemonio, addio speranze umanitarie e chi ha scommesso incasserà alla faccia dei morti. E in ogni caso, anche se il pandemonio pandemico verrà dichiarato ufficialmente, chi deciderà alla fine sul destino di questi soldi sarà la Air Worldwide Corporation, un’azienda privata con sede a Boston, non un’organizzazione tipo ONU o Croce Rossa. 

Purtroppo questa lotteria della salute, mi ha spiegato Sgomegno, è già andata in scena nella tua Banca con l’epidemia di ebola scatenatasi  in Congo l’anno scorso. E già allora, nonostante in quel paese ci siano stati circa 1800 morti, i poveri congolesi non hanno visto un dollaro e gli investitori si sono presentati allo sportello della tua Banca a incassare i loro guadagni. Anche allora le condizioni per impiegare quei soldi a favore dei disgraziati infetti erano diaboliche: un certo numero di morti entro un certo tempo, un aumento dei contagi non troppo rapido e non troppo lento e cento altre condizioni “a trasi e nesci”, cioè assai arzigogolose. Ma te lo immagini Malpass, sta roba è come se qualcuno ti dice: ti compro le medicine solo se ti ammali nei giorni feriali, nei festivi ti arrangi. Oppure: se crepi sopra la panca non vale, se crepi sotto allora ti conto, a patto che non ci sia nascosta una capra infetta. Una cosa da far girare la testa, come il gioco delle tre carte sul banchetto di Aldone Strisciacalli. Con l’unico effetto che chi ha guadagnato sulla catastrofe sono stati gli investitori. E chi sono gli investitori? Le stesse finanziarie americane ed europee, i fondi pensione dei paesi più ricchi del pianeta. Insomma, Malpass, le banconote fanno sempre lo stesso girotondo e le proclamazioni umanitarie sono solo bolle o balle da furfante.
Caro Malpass, certo tu sarai più informato di me e del professor Sgomegno, ma non si potrebbe semplicemente raccogliere il denaro per aiutare chi ne ha bisogno? Almeno ci scanseremmo le balle e le bolle e risparmieresti sugli interessi!
Va beh, caro Malpass, spero che almeno tu te la passi bene. Se poi in Banca ti avanzano due copertoni di bicicletta (29pollici) penzami. Ma non organizzare la ciclo-riffa per omaggiarmeli. Purtroppo, non ho fortuna con le riffe d’ogni genere. Figurati con una riffa mondiale.
E sono Felice che ti saluta in salute con un penziero ben disinfettato. Ciao David.


Felice Sghimbescio

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