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Bonafede, il carcere e il Capodanno di Elia

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Caro Alfonzo ministro, sono Felice che ti scrive, con l’augurio natalizio che ci avrai la pazienza di leggere questa mia senza dolo, senza lagna e senza inganno.  E con l’occasione mi prendo la licenza di farci l’auguri a tutti le lettori e lettrici di questo blogh, che ormai hanno superato i confini di via Casalofio e si sono spalmati un po’ dovunque. D’altronde, come tu ci insegni, a fare l’auguri, se non c’è dolo, non c’è manco dolore! Inzomma, nessuna pena da scontare o cose del genere e uno si sente sollevato, proprio come diceva Lucio il cantante: non c'è tensioo-ne, non c'è emozioo-ne, nessun doloo-ore! Però lui almeno ci aveva orecchio! Ora vorrei capire se anche tu ci hai orecchio per ascoltare o ci hai la tappata di cerume che oggi affligge tanti politici che il destino ci ha ammollato. Caro Alfonzo, so che anche nelle festività ci hai da sigillare qualche copertone di questa nostra giustizia non tanto aggiustata e ci hai da spazzare mucchi di corrotti per

Felice, la Crusca e la pioggia nel pioggeto

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Care lettori e lettrici, sono Felice un po’ infelice che non ci siamo sentiti per un po’. Ma le vicende italiche, che vanno in cortocircuito un giorno sì e un giorno quasi, mi hanno imbrogliato quel po’ di logica che ancora il mio cervello maneggia e mi sono curato più nello spirito che nel comprendonio. Mi spiace che in questi ultimi passaggi delicati del Paese è mancato il mio contributo di opinionlider, specie per sostenere il nostro presidente Sergio che ci ha avuto le sue gatte da spellare a mani nude. Da oggi comunque voglio dedicarmi nei miei interventi soprattutto a temi culturali, e di sprofondamento spirituale, senza divagare nella politica che è già abbastanza divagata e svagata per i fatti suoi. Così oggi mi sono deciso a scrivere dal mio pertugio all’eccellenza della cultura italica. Lettera dal pertugio al Presidente della Crusca Gentile eccellenza e presidente della Crusca, so che sei il più accademico vigilantes di questa nostra lingua che anche io un

Salvini, Tanina e la Luna

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Caro Matteo, ti scrivo con un po’ di educazione che in fondo siamo tutti esseri umani, anche se a volte un po’ meno, ché ci abbiamo il rigurgito idraulico della bestia preistorica, peggio del rutto di Totò Trasienesci, il principe dei posteggiatori del Superkoinad vicino casa mia. C’è chi s’ammala di bestialità per una disgrazia o per un’ingiustizia, chi perché ci avuto il trauma infantile per un pupazzo di Zorro fottuto dalli amici, chi non ci ha scuse e chi perché si ha sconvolto davanti alle poppe di Tanina di via Casalofio, roba che manco un tifone riesce a spostare, ma in fondo, in questo caso, si tratta solo di amore. E all’amore non si comanda, come ha detto qualche poeta. Purtroppo, come sai, il vento a volte si porta via il senno di tanti disgraziati e, come dice il professore Lo Pinto, bisogna poi andarlo a cercare sulla Luna e non è certo uno scherzo. Magari tu sulla Luna ci andresti a cercare quei 49 milioni di euri che si sono persi, non si sa come, dal salvadanaio d

L’ambasciatore francese e l’afflizione della centrifuga

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Caro Cristian Masset, o meglio Christian (con l’acca) Ambasciatore della Francia, sono Felice che ti scrive amareggiato della dispiacevole situazione che ti ritrovi nel capocollo. Ti confesserò che a me invece viene il capogiro per cercare di capire la fantascienza dei ministeri e dei misteri d’Italia. Purtroppamente nell’Italia del cambiamento ci piace poco la diplomaticità e le male parole volano come le popcorn impazzite in padella. Onestamente, caro Christian (con l’acca), dovresti spiegare al tuo Presidente che qui nell’Italia del cambiamento noi ci abbiamo l’afflizione contagiosa della centrifuga impazzita. La chiacchiera cioè, si avviticchia fra furbate, bugie e sparate per coprire le bugie, peggio della lavatrice della signora Mugagnò che, quando fa il ciclo per il bianco a sessanta gradi, fonde tutte le resistenze elettriche, sfiamma dallo scarico e lancia il cestello a seimila giri, facendo tremare l’intero stabile. Regolarmente il signor Mugagnò si precipita in strada

La Signora Befana e il fumaiolo della Sea Watch

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Cara Signora Befana d’Italia, sono Felice che ti scrive, anche se non è chiaro dove ci hai la residenza, se per caso ci hai un permesso di soggiorno italico o se devi nomadare all’infinito come pensa la Meloni. Non so nemmeno se ci hai diritto a qualche asilo umanitario o meno, se ci hai permesso del soggiorno scaduto e in fine se davvero esisti. Purnondimeno mi piace penzare, anche se non ci hai tutte le carte legali a posto, che qualcuno ci ha la stramberia di scriverti una lettera giusto a proposito, a suo rischio e pericolo.  Cara Signora Befana d’Italia, oggi ti scrivo con soddisfazione e in confidenza, che mi sento un  po’ tuo collega, anche se di livello assai più ridotto. Infatti qui in via Casalofio mi hanno nominato Befana del condominio del numero 17bis, con con tanto di costume sgraffignato dal signor Bruschetta del quarto piano che lavorava alla lavanderia del Teatro dell’Opera. Certo al condominio 17bis non ci abbiamo i camini dove appendere le calzettone, ma sol