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Il nostro decoroso Natale

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La mia letterina di Natale al sindaco di Como e agli italiani perbene. Caro Mario, Sindaco comaschio, prima di ogni parola a vanvera, ti voglio esprimere la mia ammirazione per la tua comaschietà integerrima e voglio augurarti il buon Natale a te e alla tua bella Como! Sono Felice che ti scrive un po’ confuso da questo clima di festa psikedelica. In questi giorni, vedi, tre nuovi misteri natalizi sbalordiscono la mia immaginazione. Innanzitutto, nella televisione i bambini nascono alla Conad fra un panettone e un cotechino. Poi, c’è il mistero della fissa del presepe fra padani e fascisti, che, come invasati, piazzano per le piazze capanne, pastori, Madonna, San Giuseppe e Re Magi (ma forse Baldassarre, il moro, lo scartano). E per finire, dall’altra parte dell’oceano, Tramp ci promette un Natale “migliore e più grosso”, annunciando ai palestinesi che Gerusalemme non sarà più casa loro e che anche dal presepe possono cominciare a sgombrare .  

Di Maio, Cavour e il governo delle stelle

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Caro Di Maio Luigi, sono Felice che ti scrive, soddisfatto che ti senti il primier della classe con la promozione in tasca di Presidente del Consiglio dell’Italia. In effetti, è tempo che qualche novità ci accada fra capo e collo per risvegliarci da un certo intontimento italico. Lo dice anche la professoressa Vannina del nono piano del palazzo di via Belgio che le ho salito il frigorifero a piedi perché l’ascenzore ci ha il guasto cronico. Persona assai gentile la professoressa, che mi fece riposare nel terrazzo attico, anche se mi allagò la testa con un diluvio universale di parole. Alla fine ci siamo passati la serata insieme, lei parlando di tutta la scienza umana e io guardando le macchine che sfilavano sul ponte dell’autostrada. Era la sera del 23 settembre e aspettavamo la fine del mondo, che la professoressa mi ha detto che ormai era questione di ore. E aspettando ci siamo scolati una bottiglia di liquore alle erbe svizzere che è l’unica cosa che le ha lasciato il m

Crocetta, il fuoco e Sant'Alfonso de' Liguori

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Caro presidente Rosario, so che sei molto inchiffarato a dirigere dal tuo palazzo assessori, ingegneri, primari, pompieri, forestali, geometri, pizzaioli, ferrovieri, piloti e marittimi, aliscafi, elicotteri, spazzini, baroni, baronetti e petrolieri. So che arranchi disperato turando col piede destro acquedotti scassati, spalando discariche stracolme a mani nude , puntellando col piede sinistro strade franate, asfaltando buche, pilotando autobotti volanti, abbanniando a Brussel le bottiglie di sarsa siciliana e, nel tempo libero, facendo e rifacendo i conti che non appattano (che le calcolatrici regionali ci hanno le pile scariche), mentre gli invidiosi ti mettono i bastoni nelle ruote e schiere di assassini danno fuoco a quest’isola. Purnondimeno, forse troverai dieci minuti per ascoltare le mie parole a vanvera che ti dedico con un sospiro profondo e sconcertato.

Il viaggio, l’asino e la felicità di Francesco

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Caro Francesco, sono Felice che ti scrive qualche riflessione estiva di cristianità, anche se sono sicuro che sarai più ferrato di me sull’argomento. Caro Francesco, ti sembrerà strano, ma ieri ho lasciato la via Casalofio, imbarcandomi con una banda di ragazzini sul pulmino della parrocchia. La novità è che quest’anno, per una settimana, vado a fare le pulizie nella colonia che ha organizzato padre Sebastiano in montagna. E così anch’io farò una specie di ferie come si addice nei tempi estivi per ogni cristiano.

Grillo, le formiche e lo Ius solo

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Caro Beppe, sono Felice che ti scrive, sperando che non ti porto fastidio a te che ci hai mille penzieri nella solitudine del tuo bloggo. Che poi non s’è capito se il bloggo è tuo o ci hai gli infiltrati che ti ci scrivono sopra le porcherie. Purtroppo, lo so, questo mondo fasullo ti fa imbestialire le scatole e capisco che dev’essere dura per chi come te pensa che chi non la pensa come te è un farabutto.

La città e la bic fasulla

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Care concittadini che abitate nella città più signorile, l’altro giorno abbiamo fatto in classe il tema “Descrivi la tua città”. Purtroppo mi si è scassata la Bic nera appena comprata e ho dovuto fare lo svolgimento co la penna rossa che il professore Lo Pinto mi ha detto che gli è venuto il mal di testa a leggerlo, anche se ha apprezzato qualcosa. Così adesso vi voglio porgere, dopo i saluti, qualche riflessione che potrebbe esservi utile, ricordandovi in primis di provare sempre la penna Bic davanti al cartolaio, ché ormai una su due è fasulla.

Tex Willer, Tiger Jack e i cani di Trump

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Cara Statua della Libertà, innanzi tutto, Ammerica Ferst! Come vedi, faccio progressi co l’inglese e spero ti contenterai di questa mia buonavolontà come omaggio! Certo è un poco strano scriverti, ma forse il custode che ti custodisce ti leggerà questa lettera e le mie parole arriveranno alle persone d’Ammerica. Cara Statua, intanto complimenti per tutti i film che hai fatto nella tua vita! Purnondimeno te lo sei meritato! Immagino quanta fatica a starsene lì notte e giorno a prendersi tutti i sospiri di uomini e bestie che vanno e vengono da quella terra benedetta e maledetta senza sosta. Milioni di impronte digitali su milioni di fogli hai visto, impronte di mani e piedi stampate sui muri e per le strade di quelli che sono arrivati. Milioni di segni che sono ancora lì come biglietti d’auguri per una nuova vita. Purtroppo molti lo hanno dimenticato. Ma pure tu, nella tua anima fredda saldata d’acciaio, sai che la luce grigia della città aspetta il vento del mare per