Caro Ivan Ivanovich Nikiforov e caro Ivan Nikiforovich Ivanov, sono Felice che vi scrive. Sì, è vero, ho un po’ fantasiato i vostri nomi solo per scansare la censurazione, ma sono certo che questa mia in un modo nell’altro vi raggiungerà da una parte e dall’altra del fronte. Da tre mesi ci ho lo sgomento di questa guerra, cioè di quella che tu non chiami guerra, Ivan, mentre per te, Ivan, è guerra. Inzomma, sia come sia, ci ho lo sgomento, anche se sono lontano da voi che ne sapete molto più di me della paura. Ho tanto penzato prima di scrivervi, strizzando la pezza di cervello che mi ritrovo per rinfrescare le idee, mentre le urla delle televisioni italiani appannavano gli schermi e il mondo cambiava a capofitto. E se scrivo a voi, mettendoci i miei penzieri e il mio cuore, mi perdonerete di quanto non potrò mai veramente capire di voi e della vostra vita. Purnondimeno - chiamatela o no guerra - a chi altri dovrei scrivere se non a voi che siete alla prima linea e, con rispetto par